Koh-Do significa "Via
dell'Incenso".
Il
Giappone scopre l'incenso (koh) grazie ai contatti con l'Asia
continentale (pare verso il 500 d.C) e se ne innamora immediatamente,
elevandone l'uso allo stato di arte, anzi di Via: Koh-do, la Via
dell'Incenso.
L'ingrediente
fondamentale degli incensi giapponesi è un albero tropicale,
chiamato Jinkoh (ancora oggi importato dall'Asia tropicale) di cui
i Maestri giapponesi hanno individuato le svariate fragranze e
proprietà, o meglio un complesso metodo di descrizione. |

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Infatti è
impossibile definire tutte le fragranze poiché non vi sono due jinkoh uguali
(la fragranza dipende dall'età, dal luogo geografico, dalle condizioni
climatiche, dal tipo di terra, dalla parte dell'albero stesso...).
A denotare questa peculiarità, ai frammenti più preziosi ed unici viene
addirittura attribuito un nome personale!
L'incenso in
Giappone viene "preparato" in diverse forme:
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Bastoncini (senkoh):
realizzati con miscele di minimo 7
ingredienti diversi.
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Polvere (shokoh):
in miscela, utilizzata soprattutto nei
riti buddhisti.
Viene infatti gettata a "pizzichi" nelle incensiere presenti
davanti agli altari, in segno di offerta rituale.
Ne esistono numerossime varietà, provenienti dalle più svariate specie
vegetali tropicali.
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Sacchettini (nioi-bukuro):
gli ingredienti naturali dell'incenso
(ovvero le polveri di legno al naturale, non lavorate) vengono posti in
sacchettini preziosamente decorati, utilizzati per profumare la casa, i
vestiti, per essere portati addosso (anche nelle maniche del kimono
femminile).
Sono ritenuti anche un talismano per scacciare le presenze malefiche.
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Coni (ensuikoh):
una soluzione piuttosto moderna, ma
uguale nella sostanza dei materiali ai bastoncini (forse più pratica
nell'uso).
Viene infatti utilizzata soprattutto per
piccole confezioni regalo, con fragranze meno sofisticate rispetto ai
bastoncini.
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Palline (nerikoh):
palline di polveri miscelate, mescolate
assieme con miele e poi "invecchiate" in vasi sotterrati per
almeno 3 anni.
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