La
storia del Giappone è strettamente intrecciata con la storia
delle bambole, in maniere anche imprevedibili….è necessario
chiarire da subito che la bambola in Giappone non è solamente un
giocattolo, anzi le sue “funzioni” principali sono ben
diverse.
La
parola che indica la “bambola” in giapponese è formata da due
ideogrammi che significano “Persona” e “Forma” (la
traslitterazione della pronuncia è Ningyou), quindi sarebbe più
corretto tradurre con “simulacro (di persona)” che con il
termine “bambola”.
Ed
in effetti la bambola giapponese possiede ancora significati
simbolici profondi: le bambole suggellano l’amicizia, accolgono
in se ed esorcizzano le forza maligne, proteggono, aiutano i
giovani a trovare la via per la maturità…ed ovviamente sono
anche compagne di giochi.
A
questa varietà di “funzioni” corrisponde una grande varietà
di forme: dalle bambole estremamente stilizzate a quelle più
realistiche, da quelli in legno, carta a quelle in avorio, da
quelle abbigliate con vestiti in seta a quelle solamente
dipinte….
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Le
prime raffigurazioni di creature antropomorfe in Giappone
risalgono al tardo periodo Jomon (un periodo protostorico
indicativamente dal 15.000 al 1000 a.C., nella forma delle strane
statuette chiamate DOGU (“figure di terra”): avevano forma
umana ma fortemente simbolica
e si ritiene fossero associate a rituali religiosi (anche
perché la maggior parte dei ritrovamenti hanno portato alla luce
statuette spezzate o rotte volontariamente), erano decorate con la
tipica tecnica “a corda” denominata appunto Jomon.

HANIWA
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Successivamente, sempre in epoca proto-storica ma verso il
500 a.C., apparvero delle statue in argilla e cave, dalle
forme più realistiche, chiamate Haniwa (la parola significa
circa “oggetto di argilla cavo e tondo”): queste
statuine venivano sottorrate nei sepolcri.
Fonti
più tarde (VIII sec d.C) come il Nihongi [日本紀]
affermano che tali statue furono introdotte per volontà
dell'Imperatore Suinin, terzo figlio dell’Imperatore
Sujin (vissuto secondo le fonti dal 29 a.C al 70 d.C,
ovvero la fantasiosa cifra di 139 anni!), per ovviare alla
pratica del sacrificio dei servi e seguaci di un signore
di corte defunto (al posto delle persone –o animali
-venivano insomma inumate con il defunto le loro effigi, i
loro simulacri).
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DOGU
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Solo
nel periodo Heian (794-1192)
appaiono le prime bambole “moderne”, ovvero le HITOGATA. |
Queste
erano semplici figure piatte realizzate con legno o carta che
venivano utilizzate come esorcismo per le influenze malvage:
ricettacoli dei mali e dispiaceri della persona che le possedeva,
portavano con se le forze negative quando venivano gettate
nell’acqua dei fiumi (anche nel notorio Genji Monogatari tale
uso appare palesemente descritto).
In
questo periodo sappiamo (una delle fonti è ancora il Genji
Monogatari) esistevano delle bambole per il gioco e la compagnia,
chiamate Hinina. |

HITOGATA
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Da
questo periodo in poi appaiono bambole in sempre più numerose varianti,
funzioni e forme, ed altrettanti numerosi nomi, dati in base ad una
classificazione per materiali, tecniche, rappresentazioni, luoghi di
produzione…
In
Giappone esistono alcune ricorrenze che hanno per protagoniste appunto
le bambole e che hanno ancora oggi un larghissimo seguito:

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momo-no-sekku
("festa delle pesche") (3 marzo): il Giorno delle
Bambine, in cui le bimbe èreparano una esposizione di bambole
particolari (chiamate Hina) raffiguranti la famiglia imperiale con
tutto il suo seguito, esposte su un particolare supporto. Una
raffigurazione dell'armonia familiare (l'ideale tradizionale di
cui la donna è custode)
tango-no-sekku
o Kodomo no hi(5 maggio):
il Giorno dei Bambini. I maschi espongono invece bambole
raffiguranti guerrieri ed eroi (le virtù maschili tradizionali
insomma). |
Alla
cerimonia del 3 marzo, in alcune aree, sono ancora associate pratiche
religiose e scaramantiche più antiche, consistenti nell'affidare delle
bambole all'acqua dei fiumi (hina-okuri "accompagnare la
bambola" o Hina-nagashi "far galleggiare la bambola") per
esorcizzare la malasorte Le bambole erano effigi della persona e ne
portavano via con se i mali)
Esistono
anche delle tipologie di bambole particolarmente degne di nota per
la loro particolarità o la loro storia. |
Uno dei tipi più interessanti è quello denominato (in base alla
tecnica di realizzazione) KIMEKOMI-NINGYO:

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queste bambole sono realizzate utilizzando una base (la forma del
corpo) realizzata con segatura di legno di Paulownia,
compattata con una mistura di fibra di juta e colla di riso.
Questa forma di base ha delle scanalature che servono per
posizionare i bordi dei lembi di stoffa (broccato di seta
solitamente) che costituiranno il vestito della bambola.
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La testa e le mani sono invece realizzate a parte e dipinte a mano
(idem dicasi per i vari accessori: ombrelli, armi…). |

KIMEKOMI
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L’origine delle bambole realizzate con la tecnica Kimekomi risale
ai primi del 18 sec e pare che il loro inventore fu un prete del tempio
di Kamo a Kyoto, chiamato Tadashige Takahashi, che realizzò delle
bambole utilizzando avanzi di legno di salice e scampoli di stoffe
utilizzate nelle festività religiose (kamo-ningyo).
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Curiosità,
particolarità in merito alle bambole giapponesi:
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Masukotto
Ningyo
Le
Imon Ningyo o Masukotto Ningyo (dal francese “mascotte”) erano
bambole raffiguranti donne o ragazze che le donne giapponesi
donavano ai soldati durante la guerra del Pacifico (dagli anni
’30 alle Seconda Guerra Mondiale).
Erano
solitamente semplici, realizzate con scampoli di kimono o altri
abiti e spesso scuole e associazioni, organizzavano corsi per
insegnare alle ragazze a realizzarle.
Anche
i piloti del Kamikaze Tokkotai spesso compivano il loro ultimo
volo con la tenera compagnia di una di queste bambole.
Tutto
questo inoltre pare collegarsi alla tradizione degli amuleti che
solitamente i samurai portavano addosso (Omamori) ed alla
concezione tipicamente giapponese (shintoista) secondo la quale
anche le bambole hanno una loro “anima” chiamata Tamashi che
è emanazione dello spirito di chi ha realizzato la bambola. |
Karakuri
Un
altro tipo di bambole estremamente interessante è rappresentato
dalle Karakuri Ningyo:
si
tratta di bambole semi-automatizzate da sistemi meccanici in
legno, corda e metallo: una sorta di precursori dei robot,
particolarmente in auge dal 1700 circa, nelle Corti nobiliari, nei
teatri, in alcuni festival religiosi.
La
loro conoscenza è stata diffusa in Occidente anche (in maniera
fantasiosa) dal manga Karakuri Circus di Kazuhiro Fujita.
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Ningyokuyo
(consolazione dell'anima delle bambole)
Un rito tradizionale molto
suggestivo e particolare che consiste nel bruciare cataste di
bambole e che si svolge in alcuni templi (come ad esempio lo
Hokyoji http://www.hokyoji.net/mein.htm
)
Si tratta di una sorta di rito
funebre per le vecchie bambole, per evitare che esse divengano
"pericolose".
A questi aspetti è legata una
leggenda piuttosto terrificante:
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in Giappone si dice spesso che parte
dell'anima rimane nelle bambole e qualche volta vi si aggiunge
uno spirito infernale...
Si dice che le vecchie bambole in questo stato siano soggette
alla crescita dei capelli e che spesso piangano lacrime di
sangue....
Si tratta di una leggenda tradizionale di
grandissimo fascino estetico (seppur orrido) e di grandissimo
interesse religioso e antropologico, ricca di potenti simbolismi,
ataviche paure dell'umanità... |
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