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Nell’opera di Kenkō Hōshi, Tsurezuregusa (Ore d’Ozio 1330-1333), troviamo alcuni dei principali ideali estetici della cultura giapponese. I gusti di Kenkō riflettono quelli dei nobili della corte Heian dei secoli prima e contribuiranno a formare le preferenze estetiche nei secoli successivi. |
“Si
devono forse ammirare i fiori solo quando sono in pieno rigoglio e la luna
è tersa? (…)
I
fiori che cadono e il tramontar della luna sogliono riempire l’animo di
melanconia. Eppure solo qualcuno dal cuore totalmente insensibile potrebbe
dire: “Questo o quel ramo ha i fiori appassiti: non c’è più nulla
che valga la pena di esser visto”.
I giapponesi
amano contemplare la fioritura degli alberi, ma amano contemplare anche i
frutti e poi la caduta dei petali, delle foglie. Questo perché il momento
di massima bellezza non lascia nulla all’immaginazione. I petali che
cadono invece suscitano forti emozioni di nostalgia, di malinconia, la
percezione della mutabilità delle cose, del tempo.
Ecco il concetto di yugen, che significa impenetrabile, oscuro, misterioso. Ogni esperienza cela dietro di sé altri misteri. La pittura a inchiostro ai tempi di Kenkō, porta la suggestione ai massimi livelli, in quanto suggerisce un’immagine con un solo segno del pennello, rappresenta un’intuizione di un aspetto della realtà, che non può mai essere afferrata nella sua completezza.
IRREGOLARITÀ
“In
tutte le cose l’uniformità è brutta; il lasciarle incompiute le rende
molto più interessanti, e sembra quasi che esse posseggano un maggior
respiro.”
I giapponesi amano non solo l’incompletezza, ma anche l’asimmetria. In qualunque ambito: la poesia, la calligrafia, la decorazione, la sistemazione dei fiori o dei giardini. Pensiamo ad esempio alla disposizione di sabbia e pietre nel Ryoanji a Kyōto.
SEMPLICITÀ
“Una
casa che non sia moderna né lussuosa, ma con un giardino dove le erbe
crescano incolte e gli alberi abbiano aspetto vetusto, possiede
attrattive, cui aggiungono grazia una veranda e un rado steccato, mentre
anche gli oggetti più insignificanti ricordano il passato: è proprio
questa disadorna semplicità ad apparire deliziosa.”
La cerimonia del the è forse l’esempio più lampante dell’amore dei giapponesi per la semplicità. Anche il cibo rispecchia l’amore per l’essenzialità, infatti la cucina giapponese non fa molto uso di spezie.
MUTEVOLEZZA
“Se
l’uomo non svanisse mai come il fumo su Toribeyama, ma durasse per
sempre in questo mondo, quante cose perderebbero il loro potere di
commuoverci. La cosa più preziosa nella vita è la sua incertezza.”
Per Kenkō
la mutevolezza è un elemento necessario nella bellezza. Si può dire che
mentre gli occidentali costruiscono le cose in modo tale che durino a
lungo, i giapponesi le costruiscono tali da richiedere di essere cambiate
spesso. Questo perché profondamente consapevoli del mutare della realtà
ed estremamente sensibili al trasformarsi della natura di cui sentono di
condividere lo spirito.
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Tsurezure-gusa, Kenko Yoshida € 18,00 "Quando mi abbandono con calma ai miei pensieri, non posso impedire ch'essi siano dominati dal ricordo nostalgico di mille cose del passato. Mentre tutti dormono, io passo il tempo, nelle lunghe notti, mettendo in ordine le cose che ho a portata di mano; e quando, strappando vecchie carte inutili che non ho alcuna intenzione di conservare, scopro esercitazioni calligrafiche o pitture eseguite per diletto da qualcuno che ora non è più, mi pare di rivivere quei momenti lontani. Persino le lettere di persone ancora in vita, ma che risalgono a molto tempo addietro, m'inducono a pensare alle circostanze e all'anno in cui furono scritte, e ciò mi commuove profondamente. E anche le cose che ho avuto lungamente per le mani, sebbene non abbiano un'anima e siano rimaste per tanto tempo immutate, mi sono care".
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