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日本
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Periodo
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Eventi
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Jōmon (ca10,000 - 300 aC) |
Popolano il Giappone cacciatori,
pescatori e raccoglitori di vegetali e molluschi.
Lavorano la pietra e producono vasi di terracotta
decorati premendo corde sull'argilla ancora cruda (in giapponese Jōmon
significa appunto "disegno a forma di corda"). |
Yayoi (ca 300 aC - 300 dC) |
Attorno al 300 a.C. si affianca a quella Jōmon una civiltà più evoluta che prende il nome di Yayoi dalla zona di Tōkyō (Yayoichō) in cui è stato trovato il primo insediamento. Conosce l'agricoltura (in particolare la coltivazione sommersa del riso), la ceramica, la tessitura e la lavorazione del bronzo e del ferro. Nascono clan tribali estesi (uji) legati dalla venerazione di comuni antenati e divinità (kami) da cui credono di discendere; alcuni di questi si ingrandiscono, fino a diventare una sorta di piccoli stati. |
Yamato o Kofun (300 - 552) |
Durante il IV secolo d.C. un uji situato nella zona dove attualmente si trovano le città di Kyōto e Ōsaka, si estende dando origine alla dinastia di Yamato e a uno stato unitario. Il clan più potente oltre a quello Yamato è il clan di Izumo. Questo periodo è chiamato anche Kofun per il ritrovamento di tombe a tumulo (kofun), costituite da una camera funeraria in pietra ricoperta da un tumulo di terra a forma di "buco di serratura". |
Asuka (552 - 710) Immagine di Shōtoku Taishi (al centro) |
Asuka è il nome
della valle dove vennero costruite le prime capitali. In questo
periodo vengono introdotti in Giappone il buddismo e la cultura
cinese insieme al modello di stato e all'ordinamento legislativo
della Cina. Gli uji minori
come i Nakatomi e
i Mononobe, erano contrari al buddismo perché temevano che
la propria influenza sulla famiglia imperiale sarebbe diminuita.
Scoppia una guerra tra questi e i Soga, sostenitori del
buddismo, che si conclude nel 587 con la sconfitta dei Mononobe.
Soga no Umako fa uccidere l'imperatore regnante e fa salire al
trono sua nipote Suiko. Diventa reggente il principe Umayado,
detto Shōtoku Taishi (Principe Santo e
Virtuoso, 572-622), che credeva fortemente nel buddismo, allora
soprattutto un fenomeno elitario. Shōtoku Taishi
introduce il sistema giuridico ed burocratico cinese
e stila una Costituzione in 17 articoli che regola
i compiti ed i doveri dei funzionari ed i loro rapporti con il
governo centrale ispirata allo spirito confuciano per cui il
benessere della nazione dipende dall'armonia tra le diverse parti.
Dopo la morte del capo del clan Umako, i Soga cercano di
danneggiare l'autorità imperiale. Nel 645 il principe imperiale
Naka no Ōe si allea con il capo del clan dei Nakatomi, uccide
Soga no Iruka e fa salire al trono l'Imperatore Kōtoku. Ciò
pose fine al potere dei Soga e causò l'ascesa della famiglia
Nakatomi (il cui nome fu cambiato poi in Fujiwara).
Il regno
dell'Imperatore Kōtoku fu segnato dalle riforme Taika
(646). Gli uji (domini delle famiglie nobili) vennero
sostituiti con i kuni (province amministrate da funzionari
statali). Tutte le terre furono dichiarate di proprietà
dell'imperatore e ridistribuite in concessione per un tempo
limitato alle famiglie di contadini, in base al numero di
familiari. Le riforme Taika furono definitivamente confermate dal codice
Taihō Ritsu-Ryō (703). Con queste riforme nasce uno stato moderno e unitario in cui i capi dei diversi territori (kuni) diventano funzionari dell'imperatore e la vecchia nobiltà terriera si trasforma in nobiltà di corte (kuge). |
Nara (710 - 794) |
A partire dal 710 fu
costruita una capitale fissa, Nara. Il
buddismo si diffuse notevolmente e a Nara comparvero una
cinquantina di templi buddisti, appartenenti alle "sei
scuole di Nara": Jōijitsu, Sanron, Hossō,
Kusha, Kegon e Ritsu. L'Imperatore Shōmu
(724-749) fece costruire in tutte le province un "tempio
provinciale" (kokubunji) ed un "convento
provinciale di monache" (kokubunniji) che facevano
capo al Tōdaiji (Grande Tempio Orientale) di Nara. Il clero
buddista divenne molto potente e i Fujiwara tentarono di
contrastarlo vedendo minacciata la propria influenza a corte. A poco a poco la cultura autoctona si affina e si caratterizza come cultura privata, letteraria, lirica e poetica in contrapposizione alla cultura pubblica, filosofica, religiosa e politica giunta dalla Cina. |
Heian (794 – 1185)
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Nel 794 la residenza
imperiale viene trasferita a Heian anche per limitare
l’influenza del clero buddista. Falliscono le riforme del
periodo Asuka e dopo l’ultima ridistribuzione, i terreni
divennero di fatto dei privati e solo ufficialmente dello stato.
Potenti famiglie nobili, templi buddisti e santuari shintoisti
accumulavano grandi appezzamenti di terreno privato
(shōen)
grazie a concessioni fatte dall’imperatore per ottenere il loro
favore. Esenti da tasse e liberi dal controllo dei funzionari
statali, gli shōen s’ingrandirono e formarono
eserciti personali per la propria difesa. Tra l’866 e il 1185 la famiglia Fujiwara riuscì a
controllare completamente le azioni degli imperatori
costringendoli a prendere come mogli le figlie dei suoi esponenti.
Fujiwara no Yoshifusa fece salire sul trono imperiale un suo
nipote di 9 anni proclamandosi reggente (sesshō).
Il suo successore Mototsune, istituì la carica di kanpaku
(reggente di un imperatore maggiorenne), che i Fujiwara
detennero per due secoli. I Fujiwara
raggiunsero il massimo potere attorno all'anno 1000 con Fujiwara
no Michinaga. Nell'ultima parte del periodo Heian il potere dei Fujiwara fu
minato dall'insei, un vero e proprio governo presieduto
dall' ex-imperatore che arrivò ad avere un potere maggiore di
quello della corte imperiale.
Nel 1156 l'imperatore regnante Go-Shirakawa eliminò l'insei
grazie ai Taira e ai Minamoto, secondogeniti degli imperatori a
cui era stato cambiato cognome per escluderli dalla successione
dinastica. In seguito a questo aiuto Taira Kiyomori
ricevette alte cariche nella corte imperiale. Minamoto Yoshitomo,
aveva ricevuto benefici molto inferiori e si ribellò
all'imperatore, ma venne sconfitto ed ucciso da Taira Kiyomori (conflitto
Hōgen). Questi risparmiò i
due figli di Yoshitomo, Yoritomo e Yoshitsune
esiliati nella regione di Izu. I due si allearono con potenti
famiglie nemiche di Kiyomori e nel 1180 stabilirono un quartier
generale a Kamakura (a sud dell'odierna Tōkyō) e da lì
dichiararono guerra a Kiyomori. La guerra Genpei
durò cinque anni e si concluse con la sconfitta dei Taira. Nella
battaglia navale di Dan no Ura persero la vita tutti
i capi della famiglia Taira. In questo periodo diminuisce l'influenza del buddismo sulla
nobiltà di corte e si diffondono anche tra i guerrieri della
provincia e tra la gente comune la scuola Tendai,
la scuola Shingon e in particolare
la dottrina della Terra Pura (Jōdo). Per tutto questo periodo i monasteri buddisti diffonderanno la cultura e assisteranno la popolazione.
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Kamakura (1185 - 1333) |
Dopo la vittoria Yoritomo rimase a Kamakura per non perdere il
contatto con gli alleati. Non voleva cariche ufficiali a corte, ma
si fece nominare shōgun (generale
supremo dell'esercito). Yoritomo confiscò le terre dei Taira e le distribuì ai propri
alleati. Inoltre istituì i jitō,
funzionari militari nominati da Kamakura che amministravano i
territori per conto dei proprietari lontani (spesso nobili di
corte) a loro volta controllati da sovrintendenti provinciali (shugo)
che riferivano allo shōgun. Il rapporto esistente tra
lo shōgun e i suoi sottoposti era basato sul legame
personale tra signore e vassallo e tra le rispettive
famiglie. Il vassallo assumeva un obbligo assoluto di fedeltà
verso il proprio signore, e s’impegnava a fornirgli truppe in
caso di conflitto; il signore concedeva ai propri vassalli protezione
in caso di aggressione e il diritto a godere delle rendite
derivanti dalle terre concesse. Tutti questi funzionari militari
erano nominati e dipendevano direttamente dallo shōgun.
Si venne quindi a creare in Giappone un doppio sistema di potere.
Da una parte la corte imperiale di Heian
e dall’altra il bakufu ["governo
della tenda"] di Kamakura. Le due strutture avevano in teoria
ambiti di potere diversi (l'Imperatore aveva giurisdizione sui
civili e lo shōgun sui militari) ma in pratica il
governo shōgunale diventava sempre più importante e
l’altro solo nominale. A Yoritomo successe il figlio minorenne Yoriie; ne approfittò lo
zio Hōjō Tokimasa che divenne reggente (shikken).
La famiglia Hōjō continuò a detenere la carica di shikken
e ad esercitare il potere effettivo in Giappone per circa 130
anni. Risale a questo periodo il codice Jōei che
regolamentava i doveri dei feudatari nei confronti dello shōgun
e fissava semplici norme di diritto amministrativo e penale. Cercando di ristabilire il governo imperiale l'Imperatore
Go-Daigo attaccò lo shōgun.
Inizialmente venne catturato e confinato nell'isola di Oki , ma
nel 1332 tornò in Giappone e radunò un esercito guidato da Ashikaga
Takauji che entrò in Kyōto e rimise sul trono Go-Daigo
(1333) mentre un altro grande feudatario, Nitta Yoshisada,
distruggeva Kamakura e uccideva gli Hōjō. L'Imperatore Go-Daigo cerca di ristabilire il prestigio e il
potere della corte di Heian (restaurazione Kenmu) ma Takauji
conquista Kamakura, si autoproclama shōgun
e depone Go-Daigo, facendo salire sul trono l'Imperatore Kōmyō,
che lo conferma nella carica di shōgun.
Go-Daigo si rifugia a Yoshino dove fonda una corte imperiale in esilio. Nacque così uno scisma imperiale che durò quasi 60 anni (periodo Nanbokuchō o "delle dinastie del Nord e del Sud", 1336 - 1392).
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Ashikaga (1333 - 1568) |
Nel 1338, Ashikaga Takauji trasferì la
sede del bakufu a Kyōto per poter controllare la corte
imperiale "del Nord". Gli shugo
controllavano quasi totalmente gli shōen,
e si trasformarono in proprietari e signori (shugo
daimyō) fedeli allo shōgun. Ashikaga Yoshimitsu (shōgun dal 1368 al 1394, cultore d'arte e protettore di artisti) seppe controllare gli shugo e mantenere la pace affidando i feudi principali a membri della sua famiglia, controllando gli shugo non imparentati e lasciando più autonomi i feudi periferici. Yoshimitsu riuscì anche a convincere l'Imperatore del Sud (di Yoshino) a porre fine allo scisma (1392). Comunque la linea dinastica considerata legittima sarà quella di Yoshino. |
Muromachi (1392 - 1568) |
Dopo Yoshimitsu gli shōgun
Ashikaga si dimostrano politici incapaci e nel periodo Muromachi
il potere centrale viene meno.Una disputa per la successione
dell’ottavo shōgun Yoshimasa, fece esplodere la
guerra civile ("tumulti dell'era Ōnin", 1467
- 1478). Dopo la guerra lo shōgunato Ashikaga non aveva più
nessun potere economico né militare e ogni feudo era diventato indipendente con i suoi
funzionari, le sue leggi (i "codici della Casa") e un
suo esercito. In questo periodo indicato con il nome di "Sengoku"
(degli stati in guerra, 1478 – 1578) esistono in Giappone circa
250 piccoli stati indipendenti. A Heian la corte imperiale aveva raggiunto
uno stato di decadenza estrema. Oda Nobunaga (1534 - 1582) era signore di un feudo a Owari (nello Honshū
centrale, a nord-est di Kyōto) ed è il primo dei tre grandi
guerrieri che unificheranno il Giappone. Nobunaga sottomette vari daimyō e aiuta Ashikaga Yoshiaki a far valere i propri diritti come successore legittimo di Yoshiteru, lo shōgun Ashikaga assassinato. Approfittando della sua influenza su Yoshiaki occupa Kyōto nel 1568. |
Azuchi-Momoyama (1568 – 1603) |
Ashikaga Yoshiaki fomentò la rivolta dei
monaci guerrieri del tempio Enryakuji
e dei seguaci della setta Ikkō
per liberarsi del controllo di Nobunaga che però lo costrinse
all’ esilio ponendo fine allo shōgunato Ashikaga.
Nobunaga prosegue nelle sue campagne militari e nel
1582 quando fa ritorno nel castello di Azuchi è
padrone di buona parte dello Honshū e la corte imperiale gli
offre la carica di shōgun.
Due mesi dopo però viene ucciso da Akechi Mitsuhide, un
traditore. Il tempio in cui si trovava Nobunaga fu incendiato e il
suo corpo mai ritrovato. Toyotomi Hideyoshi (1536 -
1598) partecipò con Nobunaga alle sue prime campagne. Quando
Hideyoshi venne a conoscenza della morte di Nobunaga, si diresse a
Kyōto e uccise Akechi Matsuhide. In gara per la successione
di Nobunaga c’erano suo nipote, sostenuto da Hideyoshi, e Oda
Nobutaka, terzo figlio di Nobunaga, appoggiato da Shibata Katsuie.
Nobutaka e Katsuie attaccarono Hideyoshi ma furono sconfitti. Oda
Nobuo, secondo figlio di Nobunaga appoggiato da Tokugawa Ieyasu,
accusò Hideyoshi di tradimento, ma questi sbaragliò il suo
attacco e anche Ieyasu si arrese. Hideyoshi estese il suo controllo su Shikoku e Kyūshū,
fu nominato kampaku ed emise due editti che impedivano di
portare armi a coloro che non appartenevano al suo esercito e di
passare da uno stato sociale ad un altro. Occupò quindi il Kantō
e si preparò ad invadere la Cina. Nel 1592 l'esercito di
Hideyoshi invase la Corea e arrivò fino ai confini della
Manciuria, ma l’arrivo di un grosso esercito cinese costrinse le
truppe giapponesi a ritirarsi. L'imperatore cinese si rifiutò di
accettare le condizioni di pace proposte da Hideyoshi, che nel
1597 ordinò una nuova invasione. L'impresa fu interrotta dalla
morte di Hideyoshi (settembre 1598). Prima di morire, Hideyoshi aveva fatto convocare cinque suoi
feudatari (tra cui Tokugawa Ieyasu) e aveva fatto giurare loro
fedeltà a suo figlio Hideyori, nominandoli reggenti del bambino.
Tuttavia poco dopo la morte di Hideyoshi il consiglio si sciolse a
causa di Ieyasu. Dopo l'assedio di Odawara, Hideyoshi aveva assegnato a
Tokugawa Ieyasu (1543 - 1616) le 8 province del Kantō
per allontanarlo da Kyōto. Dopo la morte di Hideyoshi, Ieyasu cercò di ingrandire i propri
possedimenti, ma contro di lui si formò una coalizione guidata da
Ishida Mitsunari. I due eserciti si scontrarono nel 1600 a Sekigahara:
fu la battaglia
più grande della storia del Giappone, decisa dal tradimento di
Kobayakawa Hideaki che si unì a Ieyasu con i suoi 16,000 uomini.
Ishida Mitsunari fu catturato e giustiziato a Kyōto insieme
ai suoi principali alleati. Ieyasu era di fatto il padrone del Giappone e nel 1603 la corte imperiale gli conferì il titolo di shōgun. |
Edo (1603 – 1868) |
Due anni dopo Ieyasu
passò il titolo al figlio Hidetada ma consolidò il potere del bakufu
Tokugawa con due regolamenti: il Kuge shohatto (1613) che
limitava l'azione della corte imperiale ad un ruolo cerimoniale e
il Buke shohatto (1615 - un "Codice della casa" feudale esteso a tutta la nazione).
Dopo aver eliminato Toyotomi Hideyori, Ieyasu si ammalò e morì. Dalla battaglia
di Sekigahara
(1600) alla sua morte (1616), Ieyasu mise le basi di uno stato
solido e ben organizzato che si manterrà stabile ed
essenzialmente immutato per più di due secoli. Il territorio nazionale venne diviso in feudi affidati ai daimyō
che dovevano mantenere un esercito per lo shōgun,
versare tasse sottoforma di raccolto, partecipare alle opere
pubbliche, rispettare le leggi nazionali sull’ordine pubblico.
Nell'amministrazione interna dei feudi, ogni daimyō
era autonomo. I feudatari erano divisi in tozama daimyō
(daimyō “esterni" sottomessi a Ieyasu dopo
Sekigahara proprietari di feudi nelle regioni più periferiche del
paese) e fudai daimyō (feudatari più fedeli a
cui Ieyasu affidò le alte cariche del governo militare). I fudai
daimyō avevano feudi lungo le vie di comunicazione o
lungo i confini delle terre dei tozama, per controllarne i
movimenti. I feudatari dovevano
trascorrere un periodo a Edo ad anni alterni lasciando sempre a
Edo in ostaggio la propria famiglia. Questa pratica venne resa
obbligatoria per legge (1635) affinché lo shōgun
potesse controllare i feudatari e assicurarsi della loro fedeltà.
Poiché le quattro
classi sociali (militari, contadini, artigiani e mercanti)
erano rigidamente divise, chi era nato in una classe non poteva
passare a un'altra. I samurai non potevano intraprendere attività
commerciali né passare alle dipendenze di un nuovo signore.
Quando il feudo a cui appartenevano passava a un altro daimyō
essi erano esclusi per sempre da ogni incarico militare e
diventavano rōnin [lett.
"uomini-onda"] costretti a vivere di espedienti. Inizialmente Ieyasu incoraggiò il commercio con l'estero e
il cristianesimo giunto in Giappone con i missionari gesuiti e i
portoghesi nel periodo precedente. Tuttavia a partire dal 1611
iniziarono le persecuzioni contro il cristianesimo, forse perché
appariva legato alla politica di espansione coloniale di
Portogallo e Spagna. A partire dal 1639 iniziò un periodo noto
come sakoku (chiusura) in cui era fu vietato
l'attracco di navi occidentali, l'espatrio di cittadini
giapponesi, il rientro in patria di giapponesi residenti
all'estero. Solo agli olandesi fu consentito di restare nella baia
di Nagasaki sotto stretto controllo del bakufu. Nella ricca città di Edo si creò un'atmosfera
vivace e stimolante dove convivevano ricchi borghesi in cerca di
piaceri mondani (il mondo descritto dal termine ukiyo)
e eruditi samurai tra i quali si era diffuso il neoconfucianesimo
di cui il bakufu apprezzava il richiamo al rispetto della
gerarchia e dell'ordine costituito. Nell'era Genroku (1688
- 1704), si assiste al fiorire di una cultura guidata dai gusti
non della nobiltà o della classe militare ma di una borghesia
cittadina ricca e colta. Tra la fine del XVIII secolo e l'inizio del XIX giunsero in
Giappone richieste di aprire relazioni diplomatiche e commerciali
da parte delle nazioni occidentali. La risposta del bakufu a queste richieste fu inizialmente negativa, ma la sconfitta della Cina da parte dell'Inghilterra nella Guerra dell'Oppio (1839) indusse il bakufu a revocare l'editto del 1825 che imponeva di sparare alle navi straniere. La fine della politica di isolamento del Giappone fu dovuta al Commodoro Matthew Perry che nel 1853 impose con la forza facilitazioni per la navigazione e il commercio. Lo shōgun firmò quindi nel 1854 un trattato che concedeva agli americani il permesso di commerciare con il Giappone attraverso l'accesso a due porti. Seguirono trattati analoghi con Inghilterra, Russia e Olanda. Il cambiamento di politica del bakufu suscitò aspre polemiche. Nel XVIII secolo si era sviluppata in Giappone una corrente di pensiero favorevole al ritorno a un governo imperiale diretto, fomentata dai potenti tozama daimyō dei feudi occidentali di Mito, Chōshū e Satsuma. Dopo la metà del XIX secolo si erano uniti alla protesta quanti erano contrari alla firma dei trattati con i paesi occidentali. La fazione cosiddetta Sonnō jōi ("Onore all'Imperatore, espulsione dei barbari") organizzò una serie di attentati contro gli stranieri e nel 1863 le batterie costiere di Satsuma e Chōshū bombardarono le navi americane, che reagirono duramente. Nel 1864 le forze di Chōshū attaccarono l'esercito dello shōgun a Kyōto e il bakufu fu sconfitto. Gli scontri continuarono fino a quando l'ultimo shōgun si dimise.
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Meiji (Governo Illuminato, 1868-1912) |
Nel 1868, dopo secoli, il potere effettivo ritornò
nelle mani dell'imperatore nella persona di Mutsuhito, che trasferì
la capitale da Kyōto a Edo ribattezzandola Tōkyō.
Il Giappone si modernizzò e si industrializzò grazie alla conversione in senso produttivo delle ricchezze della
nobiltà feudale e lo sfruttamento del lavoro della campagna. In politica estera ebbe relazioni soprattutto con la Russia. Subentrò poi la diatriba con la Cina che portò nel 1894 alla guerra. L’esercito giapponese s'impose, arrivò in Manciuria e minacciò Pechino. Il 17 aprile 1895 venne firmato il Trattato di Shimonoseki. La continua ingerenza russa nei territori della Manciuria e in Corea portò il Giappone a sfidare l'impero russo nel 1904. Fu un'altra clamorosa vittoria per il piccolo Stato asiatico. Con il Trattato di Portsmouth del 1905 la Russia cedette alcuni territori e lasciò via libera ai progetti nipponici sulla Corea. La definitiva annessione della penisola da parte del governo di Tokyo avvenne nel 1910. |
Taishō (Grande Rettitudine,
1912-26) |
Nel 1912 morì Mutsuhito e gli succedette il figlio Yoshihito. Allo
scoppio della I Guerra Mondiale il Giappone dichiarò guerra alla
Germania e il 24 agosto 1914 entrò nel conflitto. Conquistò
rapidamente Tsingtao e Kiaochow e le isole tedesche del Pacifico,
cioè le Marianne, le Caroline e le Marshall, conquiste ratificate
dalla Conferenza di Versailles del 1919. Ma l'attenzione del governo giapponese era rivolta alla Cina a cui presentò un ultimatum (le "Ventun Domande") nel 1915, approfittando del momento favorevole e inserendosi così perentoriamente nella vita politica cinese. Alla fine della guerra il Giappone era tra le grandi potenze mondiali. |
Showa (Pace Illuminata, 1926-1945) |
Quando salì al trono l'imperatore Hirohito, il futuro del Paese
pareva caratterizzato da programmi pacifici e ordinati. Infatti i
grandi gruppi monopolistici (zaibatsu) premevano per una politica
antimilitarista nell'interesse di liberi scambi. Invece
l'equilibrio entrò quasi subito in crisi. La politica
antisovietica, le mire sulla Cina, il risentimento per le misure
americane contro l'immigrazione, spinsero il Giappone verso una
politica espansionista che, dopo l'ingerenza indiretta in
Manciuria, sfociò nella crisi con la Cina. Nel 1932 viene
proclamato l'Impero indipendente (ma in realtà vassallo) del
Manchu kuo; nel 1937 inizia il conflitto diretto con la Cina che porta alla creazione di un governo
fantoccio con capitale a Nanchino. I militari, sempre più potenti,
condizionano la vita politica e diffondono un'ideologia per alcuni
aspetti comune ai fascismi occidentali. Il Giappone esce dalle Nazioni Unite, firma il Patto Anticomintern con la Germania nel 1936 (al quale l'Italia aderisce nel 1937) e il Patto Tripartito con Italia e Germania nel 1940. Intanto peggiorano i rapporti con gli Stati Uniti (i quali chiedevano la rinuncia all'espansionismo coloniale) e il 7 dicembre 1941, con l'attacco giapponese a Pearl Harbor, inizia in Estremo Oriente la II Guerra Mondiale. Per circa un anno l'avanzata nipponica è inarrestabile: dalle Aleutine all'India. Poi le sorti si rovesciano gradatamente e il bombardamento atomico su Hiroshima e Nagasaki in un Paese già prostrato induce l'imperatore a offrire la resa, accettata il 14 agosto 1945 e ratificata il 2 settembre successivo. |
Occupazione americana (1946-1954) |
Questo periodo, che coincide in sede interna col mandato del primo ministro Yoshida Shigeru (1947-54), è caratterizzato dalla fondazione del nuovo assetto istituzionale (1947) d'ispirazione democratica, dall'accettazione dell'occupazione statunitense (trattato di pace a San Francisco e trattato nippo-statunitense di sicurezza firmato a Tōkyō, 1951), dal formarsi di nuovi equilibri tra i partiti e anche dall'inizio della ricostruzione economica |
Fino ad oggi |
Governo
di Hatoyama Ichiro (1954-56): affermazione definitiva del predominio politico dei conservatori,
provvisoria riunificazione dei due partiti socialisti,
miglioramento dei rapporti con l'U.R.S.S. Presidenza di
Kishi Nobusuke (1957-60):
conferma del carattere filoamericano della politica nipponica,
modifica del trattato di mutua difesa a vantaggio del Giappone,
avvio del difficile colloquio con i Paesi dell'Asia sud-orientale,
dove era ancora vivo il ricordo dell'occupazione giapponese. Governi
di Ikeda Hayato (1960-64) e Sato Eisaku (1964-72): miracolo economico durante la quale il Giappone si afferma brevemente come
la terza potenza economica del globo. Segue
un periodo in cui si succedono diversi capi di governo, spesso
coinvolti da scandali; dopo la morte di Hirohito (1989) sale al trono il figlio Akihito e il periodo di forte
instabilità politica continua. |
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